Sidereus Nuncius
Immagina che il tuo vicino di casa riesca a rivoluzionare la conoscenza e la cosmologia del suo tempo, e che lo faccia con un semplice tubo di piombo e due lenti. Ma prima che inizi a sospettare che questo suddetto vicino ti stia spiando dal balcone, lascia che ti racconti la storia del cannocchiale di Galileo e di come un libricino di 60 pagine abbia segnato un punto di non ritorno per la conoscenza umana.
Venezia, 13 marzo del 1610: viene pubblicato il Sidereus Nuncius, scritto da un allora sconosciuto Galileo Galilei e stampato da un altrettanto ignoto editore, Tommaso Baglioni. L'operetta conobbe tuttavia una diffusione immediata: il calibro delle osservazioni in essa contenute avrebbe messo in profonda crisi il sistema aristotelico-tolemaico (quello con la Terra al centro dell'universo, per intenderci).
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(Illustrazione fatta da Galileo nel Sidereus Nuncius, 1610) |
Per poter fare queste scoperte, il nostro Padre della scienza moderna si avvalse di uno strumento da lui stesso costruito: il cannocchiale. Ebbene, la domanda sorge spontanea e purtroppo su questo punto c'è molta confusione: è stato Galileo a inventare il telescopio? No, la risposta è semplice. In realtà, nel 1608 fu un olandese a costruire il primo cannocchiale. Galileo stesso scrisse nel Sidereus Nuncius: "Circa dieci mesi fa giunse alle nostre orecchie la voce che un certo Fiammingo aveva fabbricato un occhiale".
Quel "occhiale" aveva appena 2 o 3 ingrandimenti ed era, in sostanza, un giocattolo. Il 21 agosto 1609, Galileo salì sul campanile di San Marco e fece delle dimostrazioni del suo cannocchiale ai patrizzi veneziani. Lo strumento di Galileo invece raggiungeva gli 8 ingrandimenti. E sebbene non fosse lui ad averlo inventato fu in grado di migliorarlo e - il suo vero merito - di puntarlo in alto verso i corpi celesti!
Annuncio celeste
Nasce quindi per Galileo la necessità di pubblicare ciò che era riuscito a osservare. E lo fece in fretta e furia, temendo che qualcuno gli fregasse la paternità delle sue scoperte. Ecco che ariviamo alla fatidica data del 13 marzo 1610, a Venezia. Curiosamente, mentre scrivo questo post, mi trovo nella biblioteca dell'Università Ca' Foscari, proprio a Venezia. Va qui che bel caso, vero?
Il trattato viene pubblicato in latino, che all'epoca era l'equivalente dell'inglese di oggi; il titolo significa "Annuncio celeste". Per citare l'autore stesso "Grandi invero sono le cose che in questo breve trattato io propongo alla visione e alla contemplazione degli studiosi della natura. Grandi, dico, sia per l'eccellenza della materia per se stessa, sia per la novità loro non mai udita in tutti i tempi trascorsi, sia anche per lo strumento, in virtù del quale quelle cose medesime si sono rese manifeste al senso nostro".
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(Frontespizio del Sidereus Nuncius, 1610) |
Capiamo quindi che, se ti chiami Galileo, te la puoi anche tirare, perché alla fine la Storia ti darà ragione! Ma, in soldoni, cosa aveva scoperto? Galileo scriveva: "AVVISO ASTRONOMICO che contiene e chiarisce recenti osservazioni fatte per mezzo di un nuovo occhiale nella faccia della Luna, nella Via Lattea e nelle stelle nebulose, in innumerevoli fisse, nonché in quattro pianeti non mai finora veduti, chiamati col nome di ASTRI MEDICEI".
La Luna, una faccia imperfetta
Il primo oggetto che l'essere umano puntò con il suo cannocchiale fu, ovviamente, la Luna. Si notava subito che essa non era una sfera perfetta, al cospetto dello strumento ottico apparivano irregolarità: valli e monti, macchie e cavità, pianure e colli. Questo fatto, per quanto oggi possa sembrare banale, all'epoca non lo era affatto. Per capirlo, basta ricordare che la cosmologia dominante era ancora quella di Aristotele.
Per il filosofo greco, la materia di cui erano composti gli astri e lo spazio intermedio era chiama "etere": una sostanza perfetta e immutabile. L'idea di fondo era che il "mondo sublunare" fosse corruttibile e imperfetto, mentre tutto ciò che si trovava al di sopra - e quindi anche la Luna - appartenesse a una realtà perfetta ed eterna. A me piace definire questo momento: il primo schiaffo morale di Galileo agli aristotelici.
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(Luna crescente - disegno Galileo) |
Un'attenta analisi delle osservazioni delle fasi lunari ci porta a intuire che il periodo in cui furono effettuate le prime osservazioni con il cannocchiale risale verosimilmente attorno al 30 novembre 1609. Questa nuova visione della Luna scardinava l'astronomia del tempo, ancora ancorata alla cosmologia di Aristotele, e apriva la strada a una concezione dell'universo meno ideale e più "terrena", in cui anche i corpi celesti potevano essere imperfetti.
Le stelle sono tante
Dopo la Luna Galileo passa dunque alle stelle fisse. Osserva la zona della cintura nella costellazione di Orione, tipica costellazione invernale. Egli inizialmente volle disegnare per intero la costellazione, ma poi, per la grande quantità di stelle e il poco tempo prese a riportate solamente una porzione. Nella Cintura e alle sei nella Spada ha aggiunto oltre ottanta adiacenti.
Nel secondo esempio che riporta ha disegnato le sei Stelle del Toro, dette Pleiadi (la settima ci dice non appare quasi mai). Annota: In una porzione angustissima compaiono nel cannocchiale trentasei.
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(Pleiadi - disegno Galileo) |
In terzo luogo osservò la Via Lattea che grazie al cannocchiale porta lo scienziato pisano ad affermare: "E infatti la Galassia nient'altro che una congerie di innumerevoli Stelle, disseminate a mucchi; che in qualunque regione di essa si diriga il cannocchiale, subito una ingente folla di Stelle si presenta alla vista, delle quali parecchie si vedono abbastanza grandi e molto distinte; ma la moltitudine delle piccole è del tutto inesplorabile.
Accenna anche alle NEBULOSE definendole "greggi di piccole Stelle disseminate in modo mirabile"; nella testa di Orione, conta ventuno Stelle; Preseppe scrisse: "non è una Stella soltanto, ma una congerie di più di quaranta Stelline".
Nel periodo tra il 18 dicembre 1609 ed il 6 gennaio 1610, ha riprodotto ed effettuato uno studio delle costellazioni, degli ammassi stellari, delle nebulose e della Via Lattea. Queste annotazioni furono importanti perché espandevano notevolmente la percezione del uomo rispetto alle grandezze dell'universo, suggerendone la vastità.
Gli Astri Medicei
Infine giungiamo all'ultima e più significativa scoperta: il 7 gennaio 1610 "alla prima ora della notte seguente" punto con il cannocchiale Giove. Vide tre stelline piccole e lucentissime, che scambio per stelle fisse. Il giorno dopo ritornò a osservare Giove e vide che quelle Stelle si erano spostate dalla sera precedente.
Iniziarono a sorgergli dubbi ma il giorno 9 annoto che il cielo pieno di nubi; facendomi empatizzare perché da astrofilo il meteo è sempre un problema per le osservazioni. Il giorno 10 gennaio vide soltanto due, il giorno 11 stabili fuor d'ogni dubbio che quelle Stelline giravano attorno a Giove.
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(Movimento Giove - immagine mia) |
Seguirono molte altre osservazioni, in cui il 13 gennaio vide non più tre ma ben quattro Stelline! Continuò per due mesi ad annotare la posizione di quelle che lui denomino Stelle Medicei; in onore a Cosimo II de' Medici. Galileo voleva così facendo ritornare nella terra in cui nacque.
Nel Operetta Galileo non si esprime rispetto alla conclusione che quelle scoperte portavano con se. In una società in cui la Terra è al centro dell'universo con TUTTO che le gira attorno; scoprire ben quattro oggetti celesti che non giravano attorno alla Terra e bensì attorno a Giove metteva in crisi l'intera concezione del epoca.
Conclusione
Maurizio Torrini, uno storico della filosofia della scienza, scrisse "con la pubblicazione del Sidereus Nuncius si apriva, dopo mezzo secolo di incubazione, la grande avventura della cosmologia moderna". Insomma, una cosina da poco. Giungendo quindi alla fine di questa incredibile storia, ricapitoliamo quello che abbiamo imparato lungo la strada.
Che se andiamo a comprare delle tende possiamo sentirci meno spiati da quel nostro vicino ficcanaso, che se ti chiami Galileo Galilei e scrivi qualcosa in latino verrai letto anche in Cina e - pensa te - che nel passato esistevano persone più egocentriche di noi.
Il trattato in formato digitale... "Siderius Nuncius", per chi volesse ripassare un po' di latino :-)
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